Im' fàtt' kóm' la zít' d' Grassèn'.
Abbiamo fatto come la sposa di Grassano (paesino in provincia di Matera). Che si stava perdendo in un bicchiere d'acqua perchè più alta della porta della chiesa in cui si apprestava ad entrare. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
Puglia
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Im' fàtt' kóm' la kós' d' kúdd', askuónn' askuónn' ka pèr' tútt'.
Abbiamo fatto come la cosa di quello, nascondi nascondi che si vede tutta. Detto a chi, un pezzettino ora, un pezzettino dopo, alla fine prende tutto quello che non avrebbe dovuto. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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Im' dítt' la méss' a llu kàzz'.
Abbiamo detto la messa al cazzo. Così leggenda dice abbia esclamato un monaco il quale, recatosi in una località lontana per dire messa ed avendo ricevuto in compenso una certa somma, al ritorno incontrò donna di facili costumi dalla quale si lasciò tentare ed alla quale dovette corrispondere lo stesso importo. Per noi laici e casti il cruccio per non aver ottenuto nulla dalle opere profuse. -
Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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Im' p'rdút' tiérz' e kkap'tèl'.
Abbiamo perso "terzi" e capitale. Peggio di così non poteva andare. Riferisce la fonte che il detto prende spunto dal fatto che il padrone dava incarico di lavoro in campagna ed una percentuale del ricavo, un terzo appunto, al contadino e quando l'annata ed il raccolto erano magri o addirittura nulli non ne beneficiava nessuno dei due. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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"Im' a vv'dé" díss' u c'kèt'. "Po' n' s'ndím'", r'spunní u súrd'.
"Vedremo" disse il cieco. "Poi ci sentiamo" rispose il sordo. Simpatico gioco di parole fondato su ...divagazioni lessicali. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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I' t' kjèm' a kkòpp' e ttu r'spuónn' a dd'nèr'.
Io ti chiamo a "coppe" e tu rispondi a "denari" (semi delle carte da gioco). Detto a chi, fingendo di non aver capito quanto gli è stato chiesto, ribatte parlando d'altro. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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I' téggn' i d'lúr' e ttu t' li siénd', i' m' pígghj' i m'd'scín' e ttu li pèj'.
Io ho i dolori e tu li senti, io prendo le medicine e tu le paghi. Viene subito chiarito, a scanso di equivoci, il vero motivo della compartecipazione. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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I' dík' "zzà" e ttu kuórr' a lli v'sàzz'.
Io dico "va' via" e tu corri alle bisacce. Insolenza del finto tonto che scambia volutamente un richiamo per un elogio. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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I v'llèn' so' dd' núsc' e lli s'ggnúr' so' dd' vammèsc'.
I contadini sono di noce ed i signori di bambagia. Il duro lavoro dei campi, a differenza della vita comoda ed agiata, tempra il fisico. -
Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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I vútt' d'vénd'n' karratédd'r' e lli karratédd'r' d'vénd'n' vútt'.
Le botti diventano barilotti ed i barilotti diventano botti. Si invertono le parti fra loro assolutamente contrastanti. - Inviato da Vittorio Festa Palagiano (TA) vittorio.festa@email.it
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