Cu si vardau, si sarbau
Chi si è guardato le spalle, si è salvato.
L'espressione proverbiale sostiene che solo l'individuo accorto riesce a sopravvivere a situazioni impreviste.
Calabria
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Caliti juncu ca sciumara passa
Piegati giunci al passare della fiumara.
Il proverbio sostiene che di fronte alla forza prorompente dell'acqua fluviale bisogna piegarsi per non esserne trascinati via dalla corrente impetuosa. Si tratta di un'espressione proverbiale che indica la necessità di adeguarsi al cambiamento.
Calabria
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Criscinu i sambuchi e cumbogghiunu i sipali.
Crescono i sambuchi e coprono le siepi.
Il proverbio è tipicamente usato dai genitori nel rimproverare i figli che, appena adolescenti, credono di non aver bisogno del consiglio o del supporto delle figure genitoriali. Il proverbio vuole quindi ironizzare sulla impossibilità di piante giovani e sottili di oscurare le alte e intricate siepi.
Calabria
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Simu cumbinati a peri i tavulinu
Siamo messi molto male (lett. come i piedi del tavolo)
Proverbio usato per sottolineare lo stato preoccupante e irrimediabile di una situazione difficoltosa.
Calabria
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Megghiu a so casa pani e cipudda, ch'a casa ill'autri carni i vitedda.
Meglio a casa propria mangiare pane e cipolla, che mangiare a casa d'altri carne di vitello.
Il proverbio mette in luce l'opportunità del godere di ciò che si possiede, invece che andare alla ricerca delle ricchezze degli altri che, per quanto allettanti, non possono compensare il piacere e la soddisfazione della propria indipendenza.
Calabria
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Eu fazzu comu a Picozzu: mi rranciu comu pozzu.
Io faccio come il signor Picozzo: provo a cavarmela a modo mio.
Il proverbio rimanda a una fantomatica figura, Picozzo, l'equivalente italiano di Tizio, Caio e Sempronio, assunto come termine di paragone qualora ci si trovi in una situazione perniciosa e sia necessario cavarsela in un modo o in un altro. La chiave del proverbio è evidentemente la rima 'Picozzu-pozzu' che, come nella maggior parte dei casi, si perde nella resa italiana.
Calabria
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Fora gabbu Ddiu e fora maravigghia
Non invocare Dio e non meravigliarti.
Letteralmente, il proverbio si potrebbe rendere in italiano come 'al di fuori dalla concezione di Dio e fuori da qualunque espressione di meraviglia'. Ne esistono varianti quali 'Non gabbu Ddiu e fora maravigglia'; 'Non gabbu Diu e non maravigghia'; 'Non gabbu e non maravigghia'; 'Fora gabbu'.
Si tratta di un'espressione tipica del contesto quotidiano e informale, un proverbio usato a mo' di esclamazione di sbigottimento a seguito di un evento, notizia o commento relativo a un atto che si considera inappropriato e contrario al buon senso e all'educazione.
L'espressione è tipica dell'area più estrema della regione calabria, specificamente della costa reggina.
Calabria
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Mai fari jabbu.
Non fare mai il verso a qualcuno.
La saggezza popolare calabrese - di frequente correlata a una grande considerazione per la Provvidenza divina - vuole che nel prendere in giro in modo smisurato gli altri, si possa correre il rischio di cadere nel medesimo errore del tutto inconsapevolmente e tuttavia si tratterebbe del giusto castigo per lo scherno e le beffe causate al prossimo del tutto gratuitamente.
Calabria
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Ru porcu nun si ietta nenti.
Del maiale non si butta nulla.
Il rimanda alla secolare tradizione calabrese di macellare il maiale e di destinare ogni sua parte a una lavorazione agroalimentare, senza perciò sprecarlo. Nascono così prodotti conosciuti e apprezzati anche a livello internazionale, quali la nduja e le frittole, contenti parti considerate non nobili dell'animale, quali le interiora.
Calabria
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Chianu, chianu, u malatu leva o sanu.
Piano, piano, il malato guida la persona in salute.
Il proverbio vuole sottolineare con macabra ironia il carattere effimero della salute, mettendo in contrapposizione l'individuo malaticcio - di sovente 'malato immaginario'- alla persona in forze che rischia pur sempre di incorrere in complicanze più serie.
Calabria
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