Chijarsela a libbretto.
Ad litteram: piegarsela a mo’ di libricino;
id est:accettare, sia pure obtorto collo, che le cose vadano in un certo modo ed uniformarvisi atteso che non ci sia altro da fare per migliorare la situazione. La locuzione in origine si riferisce al modo più opportuno di consumare una pizza allorché non ci si possa accomodare ad un tavolo e servirsi di adeguate posate; in tal caso la pizza viene consumata addentandola stando all’impiedi o addirittura passeggiando e la maniera più acconcia di tenere fra le mani la pietanza è quella di piegare la pizza in quattro parti fino a farle assumere quasi la foggia di un piccolo libro di quattro fogli, affinché, così piegata trattenga e non lasci cadere i condimenti di cui è coperta , che se cadessero imbratterebbero gli abiti di colui che mangia la suddetta pizza da asporto.
Campania
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Nun sputa' n ciel ca' mmocc t car.
Non sputare in cielo che in bocca ti cade.
Campania
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Chi vo' a Ddio, ca s''o preja!
Ad litteram: Chi vuole Dio che se lo preghi; id est: chi vuole l'aiuto di Dio lo richieda di persona, senza affidarsi all'aiuto o intercessione di altri... (fanno eccezione, ovviamente, i santi e la beata Vergine, costituzionalmente deputati ad impetrar grazie per noi poveri viventi).
Campania
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'A ruta ogni male stuta.
Ad litteram: la ruta fa passare ogni infermità.
Nella credenza popolare la ruta, tenera erba da insalata, possiede addirittura poteri magici tali da produrre la guarigione da ogni male.
Più verosimilmente però con il termine ruta non si deve intendere l'erba da insalata, quanto piuttosto estensivamente, il danaro quello sì capace di procurare ogni linimento o medicina atta a guarire i mali.
Campania
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Tené 'a parola superchia*.
Ad litteram: avere la parola eccedente.
Icastica espressione usata per bollare e condannare l'atteggiamento prevaricante ed aggressivo di chi tenti di avere sempre l'ultima parola, usando un linguaggio provocatoriamente supponente, che non ammette replica; è insomma l'atteggiamento di chi si dimostri inutilmente eccedente.
*superchia: femm. di supierchio dal lat. superculum derivato di super = eccedente, eccessivo.
Campania
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'E ffiglie so' comm' a 'e sserpe dinto a 'o manecone.
Ad litteram: Le figlie son simili a delle serpi nella manica (in seno)Id est: le figlie, al contrario dei figli maschi, posson nascondere le più grandi insidie.
Sotto il profilo squisitamente letterario c'è da notare come, in napoletano, il termine figlie scritto senza la geminazione iniziale della effe indica i figli di genere maschile, mentre quelli di genere femminile son resi con il termine ffiglie con la doppia effe iniziale.
Campania
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'E malatie venono a ccavallo e se ne vanno a ppede.
Ad litteram: le malattie giungono a cavallo (rapidamente) e vanno via a piedi(lentamente).
Purtroppo ci si ammala facilmente e difficilmente si guarisce, ma è già una fortuna se alla malattia segue la guarigione!
Campania
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Chi saglie e scenne 'e scale d''e pagliette, tiempo nun passa e s'arricetta.
Ad litteram: Chi sale scende le scale di avvocatucoli, molto presto muore (cioè finisce male.Id est: chi si affida a legali di infima capacità o valentìa, molto presto incorre in gravi disgrazie.
'o paglietta (così chiamato per il tipico copricapo indossato, divenuto emblema della categoria, è l'avvocatucolo mestatore ed imbroglione, ma di scarsa preparazione giuridica.Dall'inizio del 1800 i tribunali napoletani che pure furono culla di insigni ed importanti prìncipi del foro giuridico, brulicavano di tali mezze figure (i paglietti appunto) divenuti emblema di una scadente classe forense.
Una curiosità: il santo protettore dei pagliett è sant'Ivone di Chartres rammentato nel poemetto 'Mparaviso del famosissimo poeta Ferdinando Russo ( napoli 1866 - 1927)mentre il santo protrettore degli avvocati "valenti" è sant' Alfonso Maria de' Liguori.
Campania
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Chi se venne 'o culo, doppo nun se po^ assettà.
Ad litteram: chi vende il proprio culo, poi non può sedere.
Il proverbio non si riferisce, come pure potrebbe sembrare, ad una cessione contra mores del proprio fondoschiena, quanto piuttosto all'atteggiamento eccessivamente remissivo di chi è solito subire sempre senza ribellarsi; costui è destinato a sopportare le più infamanti conseguenze del proprio arrendevole comportamento.
Campania
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Chi se ricusa è miezo vattuto.
Ad litteram: colui che si tira indietro o recede (id est non mantiene la parola data) è già mezzo percosso (ossia si pone nella condizione di esser facilmente percosso, atteso che con il suo comportamento appalesa la sua pusillanimità, a causa della quale chiunque può pensare di facilmente percuoterlo).
Campania
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