'A mamma vale cchiù 'e ciento maeste*
La mamma vale più di cento maestre
Gli insegnamenti e/o l'affetto di una mamma non son paragonabili, in quanto notevolmente superiori a quelli di pur cento insegnanti.
*maeste = plur. di maesta maestra lat. magistra(m)
Campania
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'A gallina ca cammina torna â casa cu 'a vozza* chiena.
La gallina che cammina torna a casa con il gozzo pieno
Id est: anche chi è sciocco ed inetto (come lo è una gallina), se si mette in azione riesce, in una maniera o in un'altra, a sbarcare il lunario.
*vozza =adattamento dialettale di gargozza, canna della gola dal lat.gargutium
Campania
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'A femmena tanno è bbella quanno tène 'o ppane dint' â spurtella*
La donna allora è bella quando à il pane nel cestino
Id est: la donna è bella ed appetibile quando è provvista di una buona congrua dote.
*spurtella = cestino dal lat. sportula(m)diminutivo di sporta(m).
Campania
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'A credenza fuje accisa da 'e male pavature.
Il credito fu ucciso dai cattivi pagatori
Il proverbio è usato sotto forma di spiegazione e avvertimento dai commercianti che non vogliono cedere la merce a credito, avendo già patito perdite a causa di debitori insolventi cui il credito era stato con troppa facilità, precedentemente concesso.
Campania
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Accussì comme vaje, accussì sî tenuto.
Così come incedi, così sarai considerato.
Proverbio dal duplice significato:
a) a seconda di come sei vestito, così sarai giudicato;(qui l'abito fa il monaco contrariamente a quanto di solito ritenuto)
b) Come ti comporterai con gli altri, così sarai ripagato.
Campania
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'A carcioffola s'ammonna fronna a ffronna
Il carciofo si monda brattea a brattea
Id est: le cose vanno fatte paulatim et gradatim(poco per volta e con gradualità) se si vogliono raggiungere buoni risultati.
Campania
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'A capa nun s'à dda fà maje male paté!
La testa non va fatta mai patire
Id est: il capo non va portato mai scoperto per modo che non incorra in malanni come cefalee o emicranie;
con diversa valenza: bisogna sempre secondare le proprie inclinazioni, dando libero corso alle proprie idee.
Campania
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Fà cupínte, cupínte: ‘e caure ‘a fora e ‘e fridde dinto.
Inutile come che non significante la traduzione letterale; in senso ampio la locuzione è usata per indicare l’incongruente azione di chi premi qualcuno oltre i propri meriti e al contrario lesini il plauso o il premio a chi invece spetterebbero; in senso più strettamente letterale la locuzione si attaglia a quelle occasioni allorché spinti dalla cupidigia si siano concessi i favori di una donna a coloro che (freddi) non mostravano i necessarii requisiti fisici, e si siano erroneamente negati ai più meritevoli caldi tenuti ingiustamente fuori sebbene mostrassero di essere adeguatamente... armati.
Letteralmente, di solito, in napoletano la parola cupínto sta per Cupìdo, mitico nume dell’amore; ma penso che riferirsi a lui per la locuzione in epigrafe sarebbe errato, non esistendo un nesso tra il benevolo nume suddetto e l’ errato, inesatto comportamento ricordato nella seconda parte della locuzione; ò reputato più giusto pensare, nella fattispecie della locuzione, che il termine cupinte, oltre a fornire una adeguata rima con il termine dinto, sia stato usato come corruzione del termine cùpido: bramoso, agognante, desideroso, quella brama o desiderio che può spingere all’errore.
Campania
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Fà cacà l’uva, l’aceno e ‘o streppone.
Ad litteram: far defecare la pigna d’uva, gli acini ed il raspo relativi.Locuzione con la quale si significa l’azione violenta di chi costringe un ladro o anche solo un profittatore a restituire tutto il mal tolto, come chi pretenda di farsi restituire, sia pure sotto forma di feci, non solo la pigna d’uva che gli sia stata sottratta, ma addirittura i singoli acini e persino il vuoto raspo.
Campania
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Fà tremmà ‘o strunzo ‘nculo.
Ad litteram: far tremare lo stronzo nel culo ; id est: incutere in qualcuno, attraverso gravi minacce, tanto timore o spavento da procurargli, iperbolicamente, un convulso tremore degli intestini e del loro contenuto prossimo ad essere espulso.
Campania
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