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I proverbi della regione Campania
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Me ne staje danno (ranno)
tutta carta ‘e musica!
Me ne staje danno/ranno
tutta carta ‘e musica!
Letteralmente è: Mi stai conferendo tutta (troppa) carta da musica!
che vale: Mi stai imbrogliando, turlupinando (ma lo stai facendo apertis verbis, sotto i miei occhi ai quali non sfugge la tua manovra truffaldina.)
La colorita espressione in epigrafe nacque a Napoli intorno alla seconda metà dell’ ‘800 allorché venne in uso di scriver la musica su carta di grammatura superiore alla media e spesso i rivenditori di generi alimentari solevano vendere le derrate richieste avvolgendole dapprima in carta oleata e poi in un tipo di carta pesante quanto quello usato per la musica, quando non in vera e propria carta per musica; spesso però, truffaldinamente pesavano quelle derrate, poggiate non sul solo sottile foglio di carta oleata, ma già avvolte in uno o più fogli di quella pesante carta da involto, donde le rimostranze dell’avventore con l’espressione in epigrafe, espressione usata poi estensivamente a duro commento di ogni manovra truffaldina (anche quelle che non comportassero vendita, con relativa pesa, di generi varî).
danno/ranno = dando, conferendo, cedendo voce verbale (gerundio) dell’infinito dare (dal latino dare) da non confondere con il sostantivo danno (dal lat. damnum) che è tutto ciò che rappresenta una perdita, una riduzione, una lesione dell'integrità o della utilizzabilità, del valore di qualcosa; la voce napoletana a margine c’è da notare la consueta assimilazione progressiva nd>nn e nella variante la tipica rotacizzazione mediterranea d>r;
tutta aggettivo = tutta,ma qui à valore di troppa, eccessiva altrove addirittura vale gli avverbî completamente, totalmente (es.: sto’ tutto/a sudato/a= son completamente sudato/a) l’etimo è dal lat. volg. *tuctu(m), per il class. totu(m) 'intero, tutto';
carta ‘e musica = carta per musica, carta pentagrammata; carta (dal lat. charta(m) 'foglio di carta di papiro', dal gr. chártìs; musica (dal lat. musica(m) (arte(m)), che è dal gr. mousiké (téchnì); propr. 'arte delle Muse'.
Campania
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Ma addó stammo? Â cantina ‘e vascio Puorto? ‘O rutto, ‘o pireto e ‘o sango ‘e chi t’è mmuorto?!
Ad litteram:
Ma dove mai ci troviamo? Nella cantina (ubicata) giù al porto? (tra) eruttazioni, peti e bestemmie?
È locuzione usata per indicare sarcasticamente che ci si trovi in ambienti o tra persone decisamente plebee che, come gli avventori di quella tal bettola rammentata ,(forse quella taverna del Cerriglio, alibi ricordata) si danno a manifestazioni eccessivamente disdicevoli e scostumate quali: eruttazioni, peti e bestemmie;
addó = dove, in quale luogo: avverbio di luogo etimologicamente da un latino de ubi con successivo rafforzamento popolare attraverso un ad del de d’avvio;
stammo =siamo,stiamo,troviamo: voce verbale (1° pers. plur. indicativo presente) dell’infinito stà/stare dal latino stare;
cantina = bettola, taverna, mescita di vini, infima osteria; etimologicamente tardo latino canthu(m) =angolo appartato che è dal gr. kanthós 'angolo dell'occhio' con l’aggiunta del suffisso diminutivo inus/ina;
Puorto = voce toponomastica indicante tutta la zona adiacente il luogo di attracco e partenza di tutti i grossi natanti; la voce comune puorto = porto, luogo sulla riva del mare, di un lago o di un fiume che, per configurazione naturale o per le opere artificiali costruite dall'uomo, può dare sicuro ricovero ai navigli; etimologicamente dal lat. portu(m), propr. 'entrata, passaggio', della stessa radice di porta 'porta'con dittongazione popolare nella sillaba d’avvio;
rutto = eruttazione, aria emessa bruscamente e rumorosamente dalla bocca con etimo dal lat. ructu(m) deverbale del basso latino ructare (frequentativo di erugere 'gettare fuori'), = eruttare, emettere rumorosamente;va da sè che questo sostantivo: rutto,eruttazione, non va confuso con l'aggettivo rutto (part. passato del basso latino rumpere);
pirete plurale di pireto= peto, rumorosa emissione di gas intestinale; etimologicamente dal latino peditu(m) con tipica rotacizzazione mediterranea della D>R;
‘o sango ‘e chi t’è mmuorto! letteralmente: il sangue di chi ti è morto; vibrante bestemmia offesa che , con più cattiveria ed acrimonia dell’omologa: ‘e muorte ‘e chi t’è mmuorto (i morti di chi ti è morto id est: gli antenati dei tuoi morti(quelli che nel dialetto romanesco sono: li mortacci tua) chiama in causa, per maledirlo, addirittura il succo vitale (il sangue!) dei defunti di colui contro cui si lancia l’offensiva bestemmia;
talvolta, per peggiorarla, l’offesa suona ‘o sango ‘nfamo ‘e chi t’è mmuorto! con l’aggiunta dell’aggettivo ‘nfamo che è: infame, che à pessima fama, che merita il pubblico disprezzo con derivazione dal latino: infame(m), comp. di in (non illativo, ma detrattivo) ed un deriv. di fama 'fama, buon nome'; propr. 'che à cattiva reputazione';
sango = sangue etimologicamente dal latino sangue(m) da un antico nom.sanguen collaterale del classico sanguine(m) di sanguis, attraverso un metaplasmo popolare sangu(m)>sango;
muorto = voce verbale (part. pass. maschile)sostantivato o aggettivato dell’infinito murí che etimologicamente è da un lat. volg. *morire, per il class. mori; tipica, come popolare, la dittongazione uo dell’originaria o.
Campania
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'A capa nun s'à dda fà maje male paté.
Ad litteram:
La testa non va fatta mai patire.
Id est: il capo non va portato mai scoperto per modo che non incorra in malanni come cefalee o emicranie;
con diversa valenza: bisogna sempre secondare le proprie inclinazioni, dando libero corso alle proprie idee.
Campania
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'A bbella zita, 'nchiazza se mmarita.
Ad litteram:
La bella ragazza trova marito appena arriva in piazza.
Il proverbio ripete un noto assunto e cioè che la bellezza è arma vincente quando però sia esposta palesamente a tutti.
Nella fattispecie una bella ragazza trova marito appena si mostri a tutti, giungendo nella piazza (luogo frequentato anche da uomini forse in cerca di moglie.)
zita= ragazza da marito etimologicamente è voce derivata da un antico cita/citta,= giovane donna nubile presente anche al maschile cito/citto = giovane uomo celibe, nel toscano d’antan!
‘nchiazza ( = in+ chiazza) chiazza = piazza; etimologicamente da un accusativo latino: platea(m) con consueti sviluppi di pl>chi mentre te + voc. dà tj>zz.
Campania
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Fà ‘e pirete annanze â bbanda!soprattutto nell’espressione: Va facenno ‘e pirete annanze â bbanda!
Letteralmente: Fare i peti innanzi la banda,soprattutto nell’espressione : Va facendo i pedi innanzi la banda!
Icastica, quantunque sanguigna espressione usata nei confronti di chi, inguaribile saccente e presuntuoso, intervenga nelle faccende altrui esprimendo pareri o dispensando consigli tutti non richiesti ed inconferenti, oltreché fastidiosi non essendo fondati né su conclamata scienza e/o coscienza, ma solo sulla supponenza di colui che con il suo presentuoso atteggiamento e dire si comporta ad un dipresso come quei tali mazzieri che, spalle ai componenti una banda musicale, la precedono agitando (e non sempre a tempo!) un bastone, tenendo cioè un comportamento inutile ed incoferente al lavoro dei musicanti, quando non addirittura dannoso ai medesimi che, atteso che il mazziere li precede dando loro le terga, possono spesso essere investiti con una salva di peti, che – nel caso del presuntuoso - son rappresentati dalle sue parole!
- pirete= plurale di pìreto= peto = emissione gassosa viscerale rumorosa, ma non fetida, come invece è la loffa (dal tedesco loft= aria) emissione gassosa silenziosa, ma olfattivamente tremenda; il pireto etimologicamente è dal latino peditu(m) con consueta rotacizzazione della dentale d>r
- annanze = davanti ;etimologicamente dal latino in+ antea con raddoppiamento popolare della n nella sillaba d’avvio
- banda = complesso di sonatori di strumenti a fiato e a percussione;etimologicamente dal fr. bande che è dal provenz. banda, entrambi col sign. di insegna, in quanto in origine i componenti il complesso musicale non avevano (come invece è adesso) un’unica divisa, ma una comune insegna di stoffa, sorta di nastro legato al braccio.
Campania
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MAZZE E PANELLI FANN ' I FIGLI BELL, PANELLI SENZA MAZZA FANN' I FIGLI PAZZ
Ceffoni e pane fanno i figli belli, pane senza ceffoni fanno i figli pazzi.Id est: per una giusta educazione dei figli è necessario equilibrare punizioni e premi.
Campania
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A PRESSA FA''E FIGLIE CECATE
Chi ha fretta fa i figli ciechi. Id est: la fretta è cattiva consigliera.
Campania
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Faciteve ll'amice 'ntiempo 'e pace, ca ve ponno servì 'ntiempo 'e guerra!!
Fatevi gli amici in tempo di pace che vi possono servire i tempi di guerra!!
Campania
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Chiacchiere* e tabbacchere** 'e lignammo, 'o bbanco nun ne 'mpegna.
Letteralmente: chiacchiere e tabacchiere di legno non sono prese in pegno dal banco. Il banco in questione era il Monte dei Pegni sorto a Napoli nel 1539 per combattere la piaga dell'usura. Da esso prese vita il Banco di Napoli, fiore all'occhiello e punto di riferimento di tutta l'economia meridionale, Banco che è durato sino all'anno 2000 quando, a completamento dell'opera iniziata nel 1860 da Cavour e Garibaldi e da casa Savoia, non è stato fagocitato dal piemontese Istituto bancario San Paolo di Torino. La locuzione da intendersi sia in senso strettamente tecnico, sia in senso traslato più generico proclama la necessaria concretezza dei beni offerti in pegno, beni che non possono essere evanescenti come le parole o oggetti non preziosi. Per traslato, come si accennava, l'espressione si usa nei confronti di coloro che vorrebbero offrirci in luogo di serie e conclamate azioni, improbabili e vacue promesse; a costoro, rispondendo con la locuzione in epigrafe si potrà fare intendere che ci attendiamo, da essi, fatti, non parole inutili ed incoferenti.
*chiacchiera = deverbale onomatopeico da chiacchierà.
** tabbacchiera denominale + il suffisso di pertinenza iera della voce tabbacco che è (attrav. lo sp. tabaco,con raddoppiamento popolare della B) dall'ar. tabbaq o tubbaq,.
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Jí o mannà a Patrasso.
Letteralmente: andare o mandare a Patrasso.
Locuzione usata quale corruzione di quella biblica latina: ire ad patres (raggiungere gli antenati) per significare: morire, decedere o uccidere ed estensivamente andare o mandare in rovina .
Jí è voce verbale, infinito del verbo Jí o Ghí = andare dal latino ire;
Mannà è voce verbale, infinito del verbo mannà = mandare dal medesimo latino mandare con tipica assimilazione popolare progressiva D>N.
Patrasso non si tratta, come invece a tutta prima potrebbe sembrare di un riferimento all’omonima città greca di Patrasso; in realtà il termine patrasso è l’adattamento, per corruzione, del latino pater patratus (capo dei sacerdoti feciali cui toccava il compito di concludere i patti e i trattati) inteso come figura emblematica e di rispetto così come i propri antenati (patres).
Campania
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