'on Simone, stampa e cumpone.
Letteralmente: don Simone stampa e compone. Così, furbescamente son apostrofati, a Napoli, coloro che per mera saccenteria, per gratuita supponenza affermano di esser capaci di bastare da soli a far tutto, rifiutando - per questo - aiuti o consigli da chicchessia; il don Simone della locuzione assomma in sè l'abilità del tipografo stampatore e la capacità del tipografo compositore.
Campania
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S' è 'mbriacata 'a usciola!
Letteralmente: s'è ubriacata la bussola!
E' questo l'amaro commento che si usa profferire davanti a situazioni inopinatamente ingarbugliatesi al punto da non permettere a nessuno di venirne a capo, come sarebbe quasi impossibile ad un marinaio, ritrovare il nord allorché la sua bussola, incappata in una tempesta magnetica non riuscisse più ad indicare la sicura via, comportandosi quasi da ubriaca.
Campania
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Astipate 'o milo pe quanno te vene 'a sete.
Letteralmente: conserva la mela per quando avrai sete. Id est: non bisogna aver fretta per ritorcere contro qualcuno i torti subìti.La vendetta è un piatto da servire freddo.
Campania
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Ogne anno Ddio 'o cumanna.
Letteralmente: ogni anno lo comanda Dio.
E' la volgarizzazione del motto latino: semel in anno licet insanire" e ne conserva il medesimo significato che rammenta che una volta all' anno è lecito impazzire seu darsi al buon tempo...alla follia, al divertimento anche sfrenato, cosa che sarebbe addirittura imposta da Dio!
Campania
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Piscià acqua santa p''o velliculo.
Letteralmente: orinare acqua santa dall'ombelico. La locuzione, usata sarcasticamente nei confronti di coloro che godano immeritata fama di santità significa, appunto, che coloro cui è diretta sono da ritenersi tutt'altro che santi o miracolosi, come invece lo sarebbero quelli che riuscissero a mingere da un orifizio inesistente, addirittura dell'acqua santa.
Campania
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A 'e tiempe 'e PAPPAGONE
Letteralmente: Ai tempi di PAPPAGONE Id est: in un tempo lontanissimo. Così vengono commentate cose di cui si parli che risultano risalenti a tempi lontanissimi, quasi mitici. Il PAPPAGONE della locuzione non è la famosa maschera creata dal compianto attore napoletano Peppino De Filippo; ma è la corruzione del cognome PAPPACODA antichissima e nobile famiglia partenopea che ha lasciato meravigliosi retaggi architettonici risalenti al 1400, in varie strade napoletane.
Campania
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Arretìrate, pireto!
Letteralmente: Ritirati, peto! Imperiosa ed ingiuriosa invettiva rivolta verso chi, per essere andato fuori dei limiti consentiti, si cerchi di ridimensionare esortandolo, anzi imponendogli di rientrare nei ranghi, anche se non si capisce come un peto, partito dalla sua sede vi possa rientrare a comando...
Campania
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A 'nu parmo d''o culo mio, fotta chi vò.
Letteralmente: ad un palmo dal mio sedere, si diverta chi vuole. Id est: fate pure i vostri comodi, purchè li facciate lontano dal mio spazio vitale, non mi coinvolgiate e soprattutto non mi arrechiate danno!
Campania
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Dicette 'o miedeco 'e Nola: Chesta è 'a ricetta e ca Ddio t''a manna bbona...
Letteralmente: Disse il medico di Nola: Questa è la ricetta e che Dio te la mandi buona. La locuzione viene usata quando si voglia sottolineare che, dinnanzi ad un problema, si sia fatto tutto quanto sia nelle proprie possibilità personali e che occorra ormai confidare solo in Dio dal quale si attendono gli sperati risultati positivi.
Campania
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Fà 'nu quatto 'e maggio.
Letteralmente: fare un quattro di maggio. Id est: sloggiare, cambiar casa, trasferirsi altrove. Da intendersi anche in senso figurato di allontanarsi, o recedere dalle proprie posizioni. Nel lontanissimo 1611 il vicerè Pedro de Castro, conte di Lemos, nell'intento di porre un po' di ordine nel caos dei quasi quotidiani traslochi che si operavano nella città di Napoli, fissò appunto al 4 di maggio la data fissa soltanto nella quale si potevano operare i cambiamenti di casa. Il giorno 4, da allora divenne la data nella quale gli inquilini erano soliti conferire mensilmente gli affitti ai proprietarii di immobili concessi in fitto.
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