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I proverbi della regione Campania
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Ricerche avanzate

Meglio essere cap' 'alice ca coda 'e cefaro.
Letteralmente: meglio (esser) testa di alice che coda di cefalo. Id est: meglio comandare, esser primo sia pure in un ristretto consesso, che ultimo in un'imponente accolta.
Campania


Se pigliano cchiù mosche cu 'na goccia 'e mèle, ca cu 'na votta 'acito.
Letteralmente: si catturano più mosche con una goccia di miele che con una botte di aceto. Id est: i migliori risultati, i più sostanziosi si ottengono con le manieri dolci, anziché con quelle aspre.
Campania


A pavà e a murì, quanno cchiù tarde se pò.
A pagare e a morire quando più tardi sia possibile. Trattandosi di due faccende dolorose, la filosofia popolare le ha accomunate, consigliando di procrastinarle ambedue sine die.
Campania


Si 'o ciuccio nun vò vevere aje voglia d''o siscà.
Letteralmente: se l'asino non vuol bere, puoi fischiare quanto vuoi per invitarlo a bere, non otterrai nulla. La locuzione viene usata quando si voglia sottolineare la testarda mancanza di volontà di qualcuno, stante la quale tutte le esortazioni sono vane...
Campania


Aria scura e fète 'e caso!
Letteralmente: Aria torbida che puzza di formaggio. Lo si dice a salace commento di errate affermazioni di qualcuno che abbia confuso situazioni diverse tra di loro e le abbia messe in relazione incorrendo in certo errore come accadde a Pulcinella che, confondendo la porta della dispensa con la finestra, si espresse con la frase in epigrafe...
Campania


Chi tène cchiù ssante va 'mparaviso.
Letteralmente: Chi ha più santi va in Paradiso; ma è chiaro che la locuzione non si riferisce al premio eterno, ma molto più prosaicamente ai beni terreni,a prebende e posti di comando e ben remunerati; e i santi - manco a dirlo - non sono quelli che hanno praticato in maniera eroica le virtù cristiane, ma molto più semplicemente coloro che son capaci di dare una spinta, di raccomandare o - come eufemisticamente si dice oggi, di segnalare qualcuno a chi gli possa giovare nel senso suaccennato.
Campania


I' te cunosco piro a ll' uorto mio.
Letteralmente: Io ti conosco pero nel mio orto. Id est: Io conosco bene le tue origini e ciò che sei in grado di produrre; non mi inganni: perciò è inutile che tenti di far credere di esser capace di mirabolanti o produttive imprese... La cultura popolare attribuisce le parole in epigrafe ad un contadino che si era imbattuto in una statua di un Cristo circondata di fiori e ceri. Il popolino aveva attribuito alla statua poteri taumaturgici, ma il contadino che sapeva che la statua era stata ricavata da un suo albero di pero, tagliato perché improduttivo, apostrofò la statua con le parole in epigrafe, volendo far intendere che non si sarebbe fatto trasportare dalla credenza popolare e conoscendo le origini del Cristo effiggiato, non gli avrebbe tributato onori di sorta.
Campania


Essere fetente dint' a ll' ossa.
Letteralmente: essere fetente fin dentro le ossa. Id est: appalesarsi perfido, spregevole, di animo cattivo, ma non solo esteriormente quanto fin dentro la quintessenza dell'essere.
Campania


'O Pataterno dà 'o ppane a chi nun tène 'e diente e 'e viscuotte a chi nun s''e ppò rusecà...
Letteralmente: Il Signore concede il pane a chi non tiene i denti e i biscotti a chi non può sgranocchiarli... Id est: Spesso nella vita accade di esser premiati oltre i propri meriti o di venire in possesso di fortune che si è incapaci di gestire.
Campania


'Acarcioffola s'ammonna a 'na fronna a' vota.
Letteralmente: il carciofo va mondato brattea a brattea. Id est: le cose vanno fatte con calma e pazienza, se si vogliono ottenere risultati certi bisogna procedere lentamente e con giudizio.
Campania


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