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I proverbi della regione Campania 
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Arriciette ‘e fierre e ghiammuncenno. 
Ad litteram: raccogli i ferri  del mestiere ed andiamo via. Locuzione usata a mo’ di perentorio comando  dagli artieri e rivolta ai propri, meglio,  al proprio garzone affinché raccolti i ferri usati per svolgere il lavoro, li riponga in un contenitore da asporto e ci si possa allontanare dal luogo, ove si lavori o si è lavorato, per far ritorno alla bottega. Il verbo arricettà, reso con l’italiano raccogliere deriva originariamente dal termine ricietto che significa tregua, pace e nella locuzione vorrebbe quasi intendere che ai ferri occorre dare,dopo una giornata di lavoro, finalmente tregua, non tenendoli più sparsi a dritta e mancina, ma raccolti nel loro  contenitore.
Modernamente la locuzione è usata all’incirca   quando si voglia sollecitare un importuno  a lasciarci  liberandoci della sua sgradita presenza anche se in luogo dell'esortativo ghiammuncenno (andiamocene) è usato il perentorio vatténne! (vattene).
 
Campania 
 
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Aiza, ca venono ‘e gguardie. 
Ad litteram: alza (la merce e portala via) giacché possono giungere  i rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti). 
Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere di cose o vettovaglie e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge rappresentata  dai suoi tutori che qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti contravvenzioni.
Usata, estensivamente, per invitare gli importuni a liberarci della loro presenza. 
Campania 
 
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Stà sempe cu 'a scuppetta* 'mmano. 
Ad litteram: star sempre con il fucile in mano.
Detto con riferimento all'atteggiamento borioso e fastidioso di chi è sempre pronto a redarguire un inferiore, sempre pronto a condannarlo, riprendere, molestandolo etc. come di chi giri continuamente armato di fucile e lo faccia non per difendersi, ma per proditoriamente offendere.
*scuppetta = fucile;  come per l'italiano schioppetto derivazione di un basso latino scloppus  voce onomatopeica indicante la deflagrazione  
Campania 
 
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Addó arrivammo, llà mettimmo ‘o spruoccolo. 
Ad litteram: Dove giungiamo là poniamo uno stecco.  La locuzione è usata sia a mo’ di divertito commento  di un’azione iniziata e non compiuta del tutto, sia  per  rassicurare qualcuno timoroso dell’intraprendere un quid ritenuto troppo gravoso da conseguirsi  in tempi brevi; ebbene in tal caso gli si potrebbe dire:” Non temere: non dobbiamo fare tutto in un’unica soluzione; Noi cominciamo l’opera e la proseguiamo fino al momento  che le forze ci sorreggono; giunti a quel punto, vi poniamo un metaforico stecco, segno da cui riprendere l’operazione per portarla successivamente  a compimento.”
 
Campania 
 
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Arricurdarse ‘o cippo a Furcella, ‘a lava d’’e Virgene, ‘o catafarco ô Pennino, ‘o mare ô Cerriglio. 
Ad litteram: Rammentarsi del pioppo a Forcella, della lava dei Vergini, del catafalco al Pendino e del mare al Cerriglio.
L’espressione viene pronunciata a caustico commento delle parole di qualcuno che continui a rammentarsi di cose o luoghi o avvenimenti  ormai remotissimi quali, nella fattispecie, i pioppi esistenti in Napoli  alla fine di via Forcella; per il vero la parola originaria dell’espressione era chiuppo ( id est: pioppo) parola  poi corrotta in cippo e così mantenuta nella tradizione orale della locuzione;in essa  poi  sono ricordati vari altri accadimenti , quali 1- ‘a lava d’’e Virgene ( ovvero  quel tumultuoso torrente di acqua piovana  che a Napoli  fino agli inizi degli anni ’60 del 1900, quando furono finalmente adeguatamente  sistemate le fogne cittadine, si precipitava dalla collina di Capodimonte sulla sottostante via dei Vergini,- (così chiamata  perché nella zona  esisteva un monastero di Verginisti antica congregazione religiosa di predicatori) - e percorrendo di gran carriera la via Foria  si adagiava, placandosi, in piazza Carlo III, trasportando seco masserizie,ceste di frutta e verdura  e tutto ciò che capitasse lungo il suo percorso),2 - ‘o catafarco  al Pendino (id est: il grosso altare che veniva eretto nella centrale zona del Pendino, altare eretto per le celebrazioni della festa, ormai desueta del Corpus Domini; in primis la parola catafarco indica il catafalco,cioè  l’alta castellana su cui veniva un tempo sistemata la bara durante i funerali solenni; qui è usato per  traslato ad indicare un altare molto imponente), infine: 3 - ‘o mare al Cerriglio (cioè quando il mare lambiva la zona del Cerriglio, zona prossima al porto, nella quale era ubicato il Sedile di Porto, uno dei tanti comprensorii amministrativi in cui, in periodo viceregnale, era divisa la città di Napoli.
 
Campania 
 
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Abbaccà cu chi vence:(variante)Abbaccà addò vence. 
Ad litteram: Andare con chi vince variante andare dove si vince
Locuzione che stigmatizza il vile comportamento di chi per opportunismo pratico o morale è solito balzare sul carro del vincitore e colludere con lui; tale sport è - da sempre - lo sport tipico dell’italiano medio.
Abbaccà = andar con - colludere (con)  deriva  da un latino medioevale ad + vadicare frequentativo di vadere.
 
Campania 
 
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Essere n'ommo 'e ciappa 
oppure n'ommo 'e panza. 
Ad litteram: essere un uomo di borchia  oppure  un uomo di pancia Id est:: essere un uomo autorevole ed importante, alla stregua di quegli uomini di una volta che  appartenendo a consorterie di solide posizioni economico-sociali,indossavano  sontuosi abiti provvisti di  grosse ciappe (borchie), spesso in argento cesellato, ciappe che erano quasi  emblema della importante collocazione sociale di coloro che indossavano quei rutilanti abiti. Oggi, a Napoli, per traslato, con il termine in epigrafe si indicano taluni degli autorevoli componenti  una consorteria  camorristica o mafiosa.Più spesso però per costoro, si usa la variante riportata in epigrafe:uomo di pancia  che in quelle consorterie malavitose  è quasi un grado  della scala di comando; con l’espressione: ommo ‘e panza  tuttavia, fuori  dell’accezione riportata si intende anche, più genericamente, un soggetto dai robusti connotati fisico- economici in virtù dei quali può sempre “contare” in società ed esprimere la propria opinione.
 
Campania 
 
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Comme pagazio, accussì pittazio. 
Ad litteram: Come sarò pagato, così dipingerò Id est: la controprestazione è commisurata alla prestazione; un lavoro necessita di un relativo congruo compenso: tanto maggiore sarà questo, tanto migliore sarà quello; la frase in epigrafe, pur nel suo improbabile latino fu riportata da F.S. Grue famosissimo artista noto per i suoi vasi di maiolica,su di un’antica albarella detta di san Brunone.
 
Campania 
 
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Comme cucozza ‘ntrona, pasca nun vene pe mmo. 
Ad litteram: Se ci atteniamo al suono della zucca, pasqua è ancóra lontana. Id est: se ci atteniamo alle apparenze, le cose non vanno come dovrebbero andare, o come ci auguravamo che andassero. Un curato di campagna aveva predisposto una vuota zucca  per raccogliere le elemosine dei fedeli e con il ricavato celebrare solennemente la pasqua; però il suo infido sagrestano, nottetempo sottraeva  parte delle elemosine, di modo che quando il curato andò a battere con le nocche  sulla zucca per saggiarne il suono, avvertì che la zucca era ancóra troppo vuota e proruppe nell’esclamazione in epigrafe, né è dato sapere se scoprì il ladruncolo.
 
Campania 
 
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Chi va pe chisti mare, chisti pisce piglia! 
Ad litteram: chi va per questi mari, questo pesce pesca; id est: chi si imbarca in certe avventure, non può che conseguire questo tipo di scadenti risultati e se ne deve contentare, specie se si è imbarcato volontariamente e non spinto da necessità.
 
Campania 
 
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