Dialetto: Marche
El primo giorno de scola a Beslan
A setembre cumincia la scola.
A Beslan, tra le betule dell'Usezia, le mame ruvista el fondo dj burselini pr' cumprà le matite e i guaderni dove i fioli scriverà le loro storie.
Storie de vite semplici, dumestighe, cume i giorni dei giochi intun curtile, arampicati àla pertiga d'una palestra o visute dietro le finestre de gelo a sugnà el caldo del'estate sciugliendo pale de neve intra le mà.
Legerà intei libri de scola le gesta dj omini audaci e impavidi putenti e tracutanti che ha torturato i nemici, masacrato, stuprato, sepelito e liberato altri uomini.
Saprà de martiri, de infamie e de barbarie, de rivoluziò anegate intel sangue dj padri, de scempi in nome dèla giustizia.
Saprà de che è fato l'omo.
Quel'uomo che canta l'amore imbraciando un Kalashnikov, quelo che dà fiato àle trombe per mete in scena la meludia déla guera, quelo che usa le parole persuasive aringando la fola cun le menzogne.
Sentirà i pasi uprimenti déla storia venirgli incontro a grande velucità, intel plumbeo rimbombo dj scarpò ceceni intra silenzi disperati, Intel'eco asurdante dj urdigni che sbrindela le pareti déla spranza. Nun legerà più la storia quei fioli.
Ogi l'ha scrita cul sangue sui loro nudi cadaveri.
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Traduzione in italiano
Il primo giorno di scuola a Beslan
A settembre comincia la scuola.
A Beslan, tra le betulle dell'Ossezia, le mamme rovistano il fondo dei borsellini per comprare le matite e i quaderni dove i figli scriveranno le loro storie. Storie di vite semplici, domestiche, come i giorni dei giochi in un cortile, arrampicati alla pertica d’una palestra o vissute dietro le finestre di gelo a sognare il caldo dell’estate sciogliendo palle di neve tra le mani.
Leggeranno nei libri di scuola le gesta d’uomini audaci e impavidi potenti e tracotanti che hanno torturato i nemici, massacrato, stuprato, seppellito e liberato altri uomini.
Sapranno di martiri, d’infamie e di barbarie, di rivoluzioni annegate nel sangue dei padri, di scempi in nome della giustizia.
Sapranno di che è fatto l’uomo.
Quell’uomo che canta l’amore imbracciando un Kalashnikov, quello che da fiato alle trombe per mettere in scena la melodia della guerra, quello che usa le parole persuasive arringando la folla con le menzogne.
Sentiranno i passi opprimenti della storia venirgli incontro a grande velocità, nel plumbeo rimbombo degli scarponi ceceni tra i silenzi disperati, nell’eco assordante degli ordigni che sbrindellano le pareti della speranza.
Non leggeranno più la storia quei bimbi.
Oggi l’hanno scritta col sangue sui loro nudi cadaveri.
In memoria dei bambini morti nella scuola di Beslan
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