Il primo verso della nota canzone è il test per
sapere se sei di Torre o di Napoli. La differenza è tutta nella pronuncia della
“e” che nel dialetto torrese si chiude, (é), mentre nella lingua napoletana si
apre (è). Un noto tenore di nascita torrese, anche dopo i successi e le
frequentazioni internazionali, conservava la “é” chiusa cantando questa canzone.
L’origine di questa pronuncia ci riporta a quanto
già detto per la “á” chiusa torrese, l’ottava vocale. Non si tratta di
corruzione plebea della pronuncia ma esigenza grammaticale distintiva di due
diversi significati della parola. Questione di metafonia. Per i napoletani la
prima e la terza persona singolare del passato remoto dei verbi della terza
coniugazione non sono distinguibili e suonano alla stessa maniera, jètte.
Il torrese distingue con la chiusura della -e- la prima dalla terza persona
singolare.
La prima persona singolare del passato remoto dei
verbi della terza coniugazione ha la desinenza “i”. Ciò comporta la
retrocessione vocalica della sillaba tonica che, da “è” aperta si chiude verso
la “é” acuta, così come da u père si passa a i piéri. Alla terza
persona ritorna la (è) grave data la presenza della desinenza (e).
Questa diversità fonetica della parlata torrese si
trova spesso nella coniugazione verbale.
I verbi della prima coniugazione, desinenza
dell’infinito in -are-, presentano la variazione metafonetica come segue.
Presente indicativo: I’ pàrl-o, tu párl-i, isso
pàrl-a. La “a” della seconda persona è chiusa per la presenza della
desinenza “i”. (Per la pronuncia della “á” grave si rimanda alla nota
“L’ottava vocale dell’alfabeto torrese”).
Passato remoto: Io parl-ái tu parl-ásti isso
parl-àje. La finale “i” condiziona la pronuncia della “a” che tende alla
retrocessione verso la “o” nella prima e seconda persona. Nella terza persona
ritorna la -a- aperta per la presenza della desinenza -e-.
Seconda coniugazione, desinenza dell’infinito in
-ere-, ten-ere.
Passato remoto: Io teniétti tu tenisti isso
tenètte. Differenziazione tra prima e terza persona. In napoletano: Io
tenètte, tu tenisti, isso tenètte.
Terza coniugazione, desinenza in -ire-,
part-ire.
Passato remoto: Io partiétti, tu partisti, isso
partètte. In napoletano: Io partètte, tu partisti, isso partètte.
Questa differenza fonetica non è una semplice
curiosità di dettaglio. Nasce dalla esigenza di differenziare la prima dalla
terza persona nella pronuncia, data la omofonia indistinta delle desinenze
finali. Di conseguenza la grafia ne dovrà tenere conto, anche per spiegarne
l’origine e adottare le desinenze verbali adeguate, a prescindere dalla
tradizione letteraria della lingua napoletana.