di  Roberto Allegri
 
IL SOSTANTIVO 
 
 Genere: può essere maschile o femminile a seconda della terminazione.
Sono maschili i
nomi  uscenti  in 
 
e :  préve (prete)  	 barbé (barbiere)
u, ü :     omu (uomo)	           kasü (mestolo)
ö:	 lensö (lenzuolo) 	girö (lippa)
n :         garon (calcagno) 	fiuéin (bambino)
Però:
muié (moglie)
rugre (rovere)
 bute (botte)
 man (mano)
sono femminili 
Sono femminili i nomi in 
a
karasa (paletto di vigna)    mumà (mamma)
Però:pupà (padre) e suldà (soldato)
 sono maschili
Possono essere maschili o femminili i nomi inò
maslò (macellaio) è maschile
 strò (strada) è femminile.
Sono generalmente maschili i nomi in i.
puntì  (ballatoio)    tranvai
Il genere non corrisponde tassativamente a quello italiano. Vi sono infatti femminili in dialetto e maschili in italiano
so (sale),  fiua (fiore), amsuria (falcetto), 
skarlasa (pettine), pàsua
(passero), agugia (ago) ecc...
maschili in dialetto e femminili in italiano
kupüsu (nuca), fersö (frittella), zurzón (fregola), 
makón (livido), sterpön (spina), papé (carta), ecc.
Numero: 
può essere singolare o plurale, il quale si ottiene o con la
terminazione in "i" o con "e".
Hanno il plurale in  "i" i nomi maschili, nei quali questa finale
sostituisce quella del singolare, se è atona; si aggiunge a quella del
singolare, se accentata.
préve -  prévi 
barbé - barbéi
 kasü - kasüi
omu - omi  
saku (sacco) - saki 
fiö (ragazzo, figlio) - fiöi 
gugnéin (maiale) - gugnéini
I nomi in "án" e "ón" hanno plurale in "áun" e "óun" 
garón - garóuni 
kán (cane) -  káuni 
Hanno il plurale in "e":
i nomi femminili e i nomi in o, siano essi maschili o femminili.
karasa - karase
ganasa (mascella) - ganase
mazlò - mazle'
kuntrò
(via) - kuntrè
L'accento rimane dov'è al singolare.
fiua - fiue
lensö - lensöi
papé - papéi
Non variano al plurale:
nomi in "a":
suldà,  pl. suldà
pupà, pl. Pupà
i nomi in "i": 
basì (catino) pl. basì
i nomi femminili in "e":
muié pì. muié
bute pl. bute
i monosillabi femminili: 
ka pl. ka
 man pl. man
I monosillabi maschili prendono di regola i sebbene qualcuno sia usato al
plurale senza variazione.
pé (piede) pl. pé, péi
 mù (mulo) pì. Mui
bö (bue) pl. Böi
Non variano alcuni nomi di recente "importazione", come 
ràdiu (radio) pl. ràdiu.
 
NOMI COMUNI e NOMI PROPRI
Il fatto che molti nomi comuni diventino "propri" e viceversa deriva dal ristretto ambito di riferimento che i nostri antenati avevano quando il dialetto nacque; il territorio conosciuto fu per molti secoli soltanto quello feudale o del territorio "comunale" e di questa circostanza risente il dialetto in molti casi.
Così la tramontana si chiama "vàintu da basu"  (vento che proviene da basso
perché la pianura a nord è più bassa delle colline serravallesi; lo
scirocco, che proviene dal sud-est, da una regione che si sapeva essere
affacciata sul mare, ha preso il nome di "maéin" (o vento di mare, appunto)
Ed ancora "porta d'òtu" era la Porta di Genova (Porta 'd Zena) perché più
alta della "porta da basu", ossia quella verso Milano.
La collina che sovrasta il vecchio borgo è denominata "é kasté" (il
castello, perché esso infatti c'era fino a che Napoleone lo fece demolire),
mentre il seminario di Stazzano, costruito accanto al vecchio castello
vescovile, porta il nome di "kasté 'dì prèvi" o "castello dei preti" sia
per la sua origine sia per la funzione esercitata fino a quache lustro fa.
A sud la collina un tempo a strapiombo sulla Scrivia è chiamata
l'"Armanéina", nome che ricorda il presidio longobardo degli Arimanni,
ossia deglii uomini d'arme alle dirette dipendenze del re, e che deriva dal
gotico "haaris" (esercito) e "manna" (uomo).
Il lato del torrente, oggi solcato dalla ferrovia e dalla strada nazionale,
si chiama "a Rivèa", quasi la "riva" per antonomasia.
Verso Libarna è rimasto il nome di "Pive" o "Pieve" ad una tenuta che sorge
nell'ambito dell'antico perimetro della città e che ricorda il sorgere di
un villaggio quando la città romana decadde.
Ad occidente del Castello le due regioni più importanti sono Gazzolo e
Montei: la prima ha un'origine germanica e significa "bosco" ("gehage" in
antico tedesco, diventato "Gazzo" o "Gazzlo" attraverso la mediazione del
tardo latino "gadium"); la seconda di origine chiaramente latina, associata
com'e a "mons"(monte).
Procedendo a nord oltre le mura c'erano le "aie" ( i ée) e tale è il nome
tuttora dato alla piazza ivi esistente; più oltre il "Burgunövu"
(Borgonuovo) per distinguerlo dal "Castelvecchio".
Non manca l'esempio di un nome proprio che diventa comune: "u Skrivión" il
quale indica la Scrivia in piena. Questo acerescitivo è diventato sinonimo
di "inondazione, alluvione, piena') e non sarebbe quindi sbagliato dire:
"Ntee Po u gh'ea u Skrivión" per indicare che il Po era in piena.
Roberto Allegri
(1.continua)
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