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I proverbi della regione Campania
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Ricerche avanzate

'O Pataterno addò vede 'na culata spasa, llà manna 'o sole!
Ad litteram: il Padreterno dove vede un bucato sciorinato, lì invia il sole. Id est: la bontà e la provvidenza del Cielo sono sempre presenti là dove occorrano.
Campania


Ll'uocchie so' ffate pe guardà, ma 'e mmane pe tuccà!
Ad litteram: gli occhi sono fatti per guardare, ma le mani (son fatte) per toccare. Con questo proverbio, a Napoli, difendono (quasi a mo' di giustificazione) il proprio operato, quelli che - giovani o vecchi che siano - sogliono azzardare palpeggiamenti delle procaci rotondità femminili, esposte più o meno volontariamente.
Campania


Lèvate 'a nante, famme fà 'o spezziale!*
Letteralmente: togliti di torno, lasciami fare lo speziale...Id est:lasciami lavorare in pace - Lo spezziale* della locuzione era il farmacista,o al massimo l'erborista, peraltro più esattamente detto: semplicista, non il venditore di spezie. Sia l'erborista che il farmacista erano soliti approntare specialità galeniche nella cui preparazione era richiesta la massima attenzione poiché la minima disattenzione o distrazione generata da chi si intrattenesse a perder tempo nel negozio o laboratorio dello speziale avrebbe potuto procurar seri danni: con le dosi in farmacopea non si scherza! Oggi la locuzione è usata estensivamente nei confronti di chiunque intralci l'altrui lavoro in ispecie la si usa nei confronti di quelli (soprattutto incompetenti) che si affannano a dare consigli non richiesti sulla miglior maniera di portare avanti un'operazione qualsivoglia!* Da notare che correttamente in napoletano la parola speziale va scritta con due zeta.
Campania


Nun sempe lilia frolia e cecalia canta.
Ad litteram: non sempre il giglio fiorisce e la cicala canta! Id est: non sempre le cose vanno così come ci si aspetta che vadano, per cui occorre esser preparati ad affrontare situazioni difficili, quanto inattese.
Campania


'A raggione s''a pigliano 'e fesse!
Letteralmente: la ragione se la prendono gli sciocchi. La locuzione con aria risentita viene profferita da chi si vede tacitato con vuote chiacchiere, in luogo delle attese concrete opere.
Campania


Astìpate 'o milo pe quanno te vene sete!
Letteralmente:Conserva la mela, per quando avrai sete. Id est: Non bisogna essere impazienti; non si deve reagire subito sia pure a cattive azioni ricevute;insomma la vendetta è un piatto da servire freddo, allorché se ne avvertirà maggiormente la necessità.
Campania


Meglio 'nu cantàro 'ncapo, ca n'onza 'nculo!
Ad litteram: meglio un quintale in testa che un'oncia in culo. Id est: meglio sopportare un pesante fardello, che subire un sia pur piccolo vilipendio. Il cantàro riportato in epigrafe che corrisponde all'antico cantaio o quintale non va confuso con il càntaro che è il vaso da notte, il pitale.
Campania


Quanno 'a gallina scacateja è ssigno ca à fatto ll'uovo.
Quando la gallina starnazza è segno che à fatto l'uovo. Al di là del senso letterale, il proverbio vuol significare che quando ci si scusa reiteramente di qualcosa, tale fatto è indizio che se ne è colpevoli.
Campania


- Chiove, chiove e malutiempo fa... a' casa 'e ll'ate nun è bbuono a stà; si fosse 'ncasiona mia, aizasse 'ncuollo e me ne jiarria... -E i' me ne vaco e nun me ne curo mare a tte ca 'a pizza t'à cuotto 'o culo!
Piove, piove e fa cattivo tempo In casa degli altri non è conveniente intrattenersi; se mi trovassi in tale condizione, mi alzerei e me ne andrei... - Ed io pure me ne vado e non mi curo (del fatto) peggio per te cui la torta ha scottato il culo! Come si vede più che un proverbio è un raccontino con un dialogo serrato tra un visitatore inopportuno ed un visitato non disposto a ricevere visite. Costui aveva nel momento stesso in cui s'era presentato il visitatore, tirato fuori dal forno una caldissima torta e non volendone offrire all'inopportuno visitatore, l'aveva celata, sedendovi sopra. Poiché l'inopportuno visitatore protraeva il suo trattenersi, il visitato cominciò a tenere un discorso che dissuadesse l'altro dal suo comportamento; ma il visitatore che s'era accorto della manovra, gli rispose per le rime!
Campania


Chi guverna 'a rrobba 'e ll'ate, nun se cocca senza magnà!
Ad litteram: Chi si prende cura della roba altrui, non si corica digiuno. Proverbio dal doppio significato; nel primo sta a significare che chi amministra i beni altrui merita una ricompensa che gli può dar di che vivere; nel significato più ascoso e malevolo sta a dire che gli amministratori di beni altrui sono con ogni certezza, dei ladri che posson trarre il proprio tornaconto frodando gli amministrati.
Campania


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